Interviste in vista dell’incontro pubblico di
Venerdì 4 dicembre
presso l’Auditorium della Scuola media Stefanini, viale Terza Armata, 35, Treviso
alle ore 21.00
per info sull'incontro dibattito: globalproject.info
Interviste:
Interviste in vista dell’incontro pubblico di
Venerdì 4 dicembre
presso l’Auditorium della Scuola media Stefanini, viale Terza Armata, 35, Treviso
alle ore 21.00
per info sull'incontro dibattito: globalproject.info
Interviste:
Treviso, Piazzetta Indipendenza, 28 novembre 2009
Questa mattina a Treviso si è tenuta la conferenza stampa per presentare la serata del 4 dicembre:
Ci vediamo a Copenhagen Precarieta climatica e beni comuni ecologici
Gli organizzatori della serata (Ya Basta, UbikLab e Questa Terra è la Nostra Terra) hanno messo in atto un blitz comunicativo per ribadire l'importanza della conferenza sul clima che si terrà a Copenhagen in dicembre.
presso Venice International University – Isola di San Servolo
due giornate seminariali dedicate alla crisi economica ed ecologica
Prima giornata
Sabato 14 novembre 2009
CRISI DELLA FINANZA E “COMUNE ECONOMICO”
Il processo di accumulazione e valorizzazione contemporaneo, di tipo cognitivo-relazionale, si basa sempre più sull’utilizzo dei commons cognitivi e territoriali. La stessa dinamica della produttività tende sempre più a dipendere dall’evoluzione di nuovi tipi di economie di scala, caratterizzate dall’essere “economie sociali e dinamiche di scala”: l’apprendimento e la rete.
Si tratta di due processi che hanno a che fare con elementi cognitivi e territoriali (virtuali e non), che mettono in discussione non solo la tradizionale struttura proprietaria di stampo fordista fondata sulla dicotomia pubblico-privato, ma anche i fondamenti stessi della teoria economica, sia essa liberista o no.
Contemporaneamente, il processo di finanziarizzazione ha reso centrale il ruolo dei mercati finanziari come nuova leva di valorizzazione e produzione di “convenzioni linguistiche” che fanno della moneta un “bene comune endogeno”, che sfugge sempre più al controllo imposto dai diritti di signoraggio statali. Diventa quindi sempre più necessario indagare, con maggior rigore, il concetto di bene comune, individuarne i confini e le caratteristiche e, soprattutto, analizzare come l’attività lavorativa umana che genera il “comune” sia sempre più soggetta ad un processo di “astrazione” da parte del capitale.
Prima sessione (mattino): conoscenza e relazioni sociali-territoriali come beni comuni.
Introduce e coordina: Sandro Mezzadra
Relazione di Andrea Fumagalli
Relazione di Stefano Micelli
Discussant: Federico Chicchi e Devi Sacchetto
Seconda sessione (pomeriggio): linguaggio e moneta come “beni comuni”?
ore 15.00
Introduce e coordina: Andrea Fumagalli
Relazione di Christian Marazzi
Discussant: Stefano Lucarelli e Toni Negri
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Seconda giornata
Domenica 15 novembre 2009
CRISI AMBIENTALE E “COMUNE ECOLOGICO”
A partire dall’assunzione, tutt’altro che ovvia e scontata, per cui la crisi ecologica globale, ovvero la crisi delle condizioni stesse che hanno finora permesso la riproduzione della vita all’interno della biosfera, non può più essere considerata una “contraddizione seconda” rispetto al conflitto capitale/lavoro, ma richiede strumenti concettuali e analitici che permettano di coglierne appieno portata ed effetti, si propone di articolare questo iniziale momento di lavoro in due parti.
In mattinata si tratterà di puntualizzare la lettura della crisi come “concatenamento sistemico”. Nell’approssimare una definizione di “comune ecologico” si cercherà di verificare se e in quale misura possa essere considerata superata una lettura del ciclo capitalistico, e degli antagonismi che lo mettevano in modo, attraverso lo schema di successione lineare tra lotte-crisi-ristrutturazione-sviluppo. Dal punto di vista concettuale si proporrà di superare la rigida distinzione tra un “comune naturale” e un “comune artificiale”. A partire dal superamento delle contrapposizione tra paradigmi della scarsità e della ricchezza, saranno ripercorse criticamente le diverse culture politiche che su questi temi si sono confrontate (sostenibilità, decrescita, ecologia politica).
Nel pomeriggio si propone che questo piano di discussione concettuale sia verificato sul terreno dell’analisi della crisi energetica nella crisi globale. Sarà affrontato il rapporto tra fonti energetiche e modello di accumulazione capitalistica e tra produzione energetica e forma politica del comando. In particolare, a partire dalla crisi legata all’impiego prevalenti di combustibili fossili, si discuterà delle sue implicazioni geopolitiche e delle prospettive di lungo periodo; del carattere reale o illusorio di una “green economy”, fondata su un largo ricorso a fonti rinnovabili, quale volano di una nuova fase espansiva; degli spazi effettivi di pratica dell’ “indipendenza energetica”.
Prima sessione (mattino): concetti fondamentali e critica delle culture politiche.
Ore 10.00
Introduce e coordina: Beppe Caccia
Relazione di Gianfranco Bettin
Relazione di Guido Viale
Discussione
Seconda sessione (pomeriggio): precarietà climatica, questione energetica e “Green economy”.
Ore 15.00
Introduce e coordina: Adelino Zanini
Relazione di Ivo Gallimberti
Discussant: Luca Tornatore, Alberto Mazzoni e
Gianmarco De Pieri
Si avvicina il verticevertice di Copenhagen (COP15, a dicembre) in cui si deciderà se fare qualcosa di concreto per ridurre le emissioni o se illuderci ancora un po’ che basti parlarne e procrastinare per risolvere un problema mondiale.
Molti di noi si stanno organizzando per andare fisicamente a tutte le iniziative che si terranno in quei giorni nella capitale danese. Ci sembrava giusto intraprendere un percorso locale e organizzare delle iniziative qui (incontri pubblici, dibattiti, azioni comunicative) per far si che anche nei nostri territori si accenda la discussione rispetto a quello che riteniamo uno dei temi più importanti.
Proponiamo un incontro/riunione aperto a tutti coloro che hanno voglia di organizzare insieme a noi degli eventi che ci portino alle giornate di Copenhagen.
Giovedì 5 novembre ore 21.00 presso la sede dell'ADL in vicolo marco polo 6 a Treviso.
A presto
Associazione Ya Basta
SABATO 24 OTTOBRE 2009 ore 15.00
… durante una passeggiata, fummo attratti dal rumore delle acque. Ci avvicinammo e la Piave mormorò:
"Libertà? Quanto è difficile spiegarne il senso, il valore. Ma a volte, in un concetto tanto universale quanto complesso, si cela un significato assai semplice, legato all’ordine naturale delle cose, alla vita stessa. E’ così per noi… per le migliaia di gocce che ogni giorno danno origine alle preziose acque del bacino idrico della Piave e che dovrebbero scorrere liberamente nei letti dei fiumi, a formare rivoli, cascate, cadini, in quel favoloso ambiente che è stato anche riconosciuto Patrimonio dell’Umanità.
E invece, il 90% di noi, viene intubata, incanalata, captata, privatizzata, sfruttata. Le altre nostre sorelle scendono faticosamente a valle, come in un lento trascinarsi, divincolandosi tra grate, turbine, pompe e lunghi tubi.
All’inizio ci sembrava un gioco, fatto di salti, capriole e scivoli.
In poco tempo però, tutto si trasformò. In ogni vallata arrivarono i primi geologi, poi le prime ruspe e infine, loschi personaggi, scuri in volto e con strani accenti cittadini, accompagnati da nuovi "visionari" politici locali. Erano i primi predoni dell’acqua, con valigie di promesse e tasche piene di soldi, perché le parole "progresso" e "lavoro" non bastarono a imbrogliare il carattere diffidente del montanaro.
Erano gli ultimi anni dei 50. Anni di boom. Il progresso si sa, ha sempre avuto bisogno di energia. E una dopo l’altra, venivan su dighe e centraline. Ma ben presto, i bilanci delle aziende private e pubbliche non bastarono più a quantificare i costi: ai salari e alle fatture si aggiunsero le devastazioni ambientali e le tragedie. Fiumi senza acqua, acqua senza pesci e pesci senza vita.
All’oggi, la situazione non sembra cambiare.
Una nuova classe di predoni si è fatta avanti, più cinica, incurante delle sofferenze subite dalle nostre vallate, pronta ad arraffare il poco rimasto. Alcuni arrivano da molto lontano e a loro, del futuro della nostra montagna, poco importa. Ma purtroppo, non sono soli. Qua è là, altrettanti amministratori spuntano come funghi, pronti a svendere quello stesso territorio, di cui a parole, si fanno difensori e paladini.
E oggi come un tempo, nuove menzogne arricchiscono le loro "ragioni": "Deflusso minimo vitale! Minimo vitale garantito! Basta calcolarlo!" gridano. Squadroni di tecnici e cervelloni a far di conto, ma i conti non tornano mai e ancor peggio, non si preoccupano di controllarli, tanto… l’acqua abbonda. Non dicono lo stesso dei loro profitti: sempre troppo pochi. E allora, perché non privatizzare anche l’acqua dei rubinetti?
Siamo il nuovo oro. L’oro blu. Una nuova frontiera si è aperta, un nuovo Far West è alle porte! Per questo ci rivolgiamo a tutte quelle persone, quelle associazioni, quei comitati e i quei movimenti che pensano che questo territorio debba e possa avere uno sviluppo diverso e condiviso, dove l’acqua torni ad essere un Bene Comune e non una merce di pochi. Il 24 ottobre scenderemo a valle, nella città di Belluno.
Scenderemo dal Boite, dall’Ardo, dal Cordevole, dai piccoli ruscelli delle Dolomiti e in compagnia delle nostre sorelle che scorrono per altri territori, riaffioreremo in superficie. Ci ritroveremo insieme a voi, per dar vita ad una mobilitazione gioiosa, che abbia la forza di trascinar via l’arroganza di questi nuovi predoni; per ribadire che dal basso c’è una comunità territoriale che non ha più voglia di subire imposizioni, consapevole, come recitava una nota canzone, che la Libertà è partecipazione."
SABATO 24 OTTOBRE Piazzale Stazione FS - Belluno ore 15.00
MANIFESTAZIONE ACQUA BENE COMUNE
STOP alla privatizzazione dell’acqua
STOP allo sfruttamento dei nostri fiumi
L’acqua è vita! Non merce!
Al termine del corteo musica, arte e socialità
Per aderire alla manifestazione: acqua.belluno@libero.it
Vedi on line : Acqua Bene Comune - Belluno
More than 50 people have been arrested as security fences were breached by 1,000 climate activists who had converged on the coal power station in Ratcliffe-on-Soar. The action is just over and so this is just a preliminary news report. You can also follow @climatecamp and @actforclimate (also here on twitfeed on right) for news, images, videos.
Many activists were bitten by police dogs, in another show of heavy-handed repression of climate protest that is becoming recurrent. But the tide of the times is with climate justice activists. All to Copenhagen!
http://live.climatecamp.tv/
http://www.climate-justice-action.org/
Lotta per la giustizia sociale e climatica. Perché il cambiamento climatico rende tutti precari.
La crisi economica ha pesantemente colpito il precariato, cioè l’insieme di quei contratti atipici, interinali, part-time nei servizi e nell’industrai, più di qualsiasi altra classe sociale. Milioni di giovani, donne e immigrati precari perdono il lavoro a causa della Grande Recessione. Dagli Stati Uniti all’Europa, dall’Islanda al Giappone la disoccupazione è salita alle stelle.
I responsabili della crisi – le grandi banche, i fondi di investimento, gli economisti e i politici neoliberisti – insabbiano gli scandali e si rinverdiscono senza vergogna sperando di andare avanti come se nulla fosse. I governi danno triliardi ai ai banchieri e noccioline ai precari. Dimostrazioni e proteste si stanno diffondendo in risposta a ciò, contro anche una nuova onda di razzismo e xenofobia, ma la pressione contro il potere politico ed economico non basta ancora, sebbene abbiamo in serbo un autunno di fuoco che potrebbe minare questo equilibrio.
Tuttavia, all’orizzonte di questa storica crisi capitalistica se ne profila un’altra ancora più grande: il riscaldamento globale e il cambiamento climatico causati dall’accumulazione di capitale tirata dai combustibili fossili. Il genere umano è in pericolo, ed entro la metà del secolo milioni e milioni di persone potrebbero sparire dalla faccia della terra se le economie sovrasviluppate non taglieranno le emissioni. Dobbiamo riportare sotto controllo i maggiori responsabili di gas serra (compagnie petrolio, carbone, conglomerati energetici, aziende manifatturiere e la loro logistica, l’industria dell’aviazione, i fast food e l’agrindustria, il turismo di lusso ecc.).
Dicembre a Copenhagen rappresenta un’eccellente opportunità per fare ciò. Dal 7 al 18 dicembre, il Climate Summit dell’ONU - COP15 - si svolgerà nella capitale danese, una città dalle forti tradizioni radicali e una storia presente di movimenti di ribellione. Tutte le élite statali ed economiche di ogni paese del mondo si riuniranno al Bella Center di Copenhagen alla ricerca del successore del protocollo di Kyoto, incluse quelle potenze come gli Stati Uniti, la Cina e l’India che non avevano firmato.
Siti top secret e protetti dall’esercito
Prevendite per il Recital “Par Vardar” di Marco Paolini”:
scarica il manifesto in A4 [pdf - 490,5 KB] ed in alta risoluzione [pdf - 4,8 MB]
I nostri territori: un bene comune
scarica il programma della gionata [pdf 1,0Mb]
Concerto reading di e con Mirko Artuso e Ricky Bizzarro, Marco Balestracci e Steve Dal Col;
Si tiene in provincia di Treviso, dal 18 al 20 aprile 2009 il summit del G8 dei Ministri dell’agricoltura. In contrapposizione al vertice, l’appuntamento del Festival-incontro “Questa terra è la nostra terra” promosso da un ricco cartello di associazioni di base espressione delle tante esperienze per la sovranità alimentare, contro gli OGM, per la qualità dell’ambiente e del cibo, per la difesa, l’uso sostenibile e la democrazia delle risorse naturali, può rappresentare l’occasione per far pesare teorie e pratiche improntate ad un rapporto diverso con la terra, l’ambiente e le risorse.
per adesioni, iscrizione al newsgroup ed info scrivi a questaterra@yahoo.it