SABATO 24 OTTOBRE 2009 ore 15.00
… durante una passeggiata, fummo attratti dal rumore delle acque. Ci avvicinammo e la Piave mormorò:
"Libertà? Quanto è difficile spiegarne il senso, il valore. Ma a volte, in un concetto tanto universale quanto complesso, si cela un significato assai semplice, legato all’ordine naturale delle cose, alla vita stessa. E’ così per noi… per le migliaia di gocce che ogni giorno danno origine alle preziose acque del bacino idrico della Piave e che dovrebbero scorrere liberamente nei letti dei fiumi, a formare rivoli, cascate, cadini, in quel favoloso ambiente che è stato anche riconosciuto Patrimonio dell’Umanità.
E invece, il 90% di noi, viene intubata, incanalata, captata, privatizzata, sfruttata. Le altre nostre sorelle scendono faticosamente a valle, come in un lento trascinarsi, divincolandosi tra grate, turbine, pompe e lunghi tubi.
All’inizio ci sembrava un gioco, fatto di salti, capriole e scivoli.
In poco tempo però, tutto si trasformò. In ogni vallata arrivarono i primi geologi, poi le prime ruspe e infine, loschi personaggi, scuri in volto e con strani accenti cittadini, accompagnati da nuovi "visionari" politici locali. Erano i primi predoni dell’acqua, con valigie di promesse e tasche piene di soldi, perché le parole "progresso" e "lavoro" non bastarono a imbrogliare il carattere diffidente del montanaro.
Erano gli ultimi anni dei 50. Anni di boom. Il progresso si sa, ha sempre avuto bisogno di energia. E una dopo l’altra, venivan su dighe e centraline. Ma ben presto, i bilanci delle aziende private e pubbliche non bastarono più a quantificare i costi: ai salari e alle fatture si aggiunsero le devastazioni ambientali e le tragedie. Fiumi senza acqua, acqua senza pesci e pesci senza vita.
All’oggi, la situazione non sembra cambiare.
Una nuova classe di predoni si è fatta avanti, più cinica, incurante delle sofferenze subite dalle nostre vallate, pronta ad arraffare il poco rimasto. Alcuni arrivano da molto lontano e a loro, del futuro della nostra montagna, poco importa. Ma purtroppo, non sono soli. Qua è là, altrettanti amministratori spuntano come funghi, pronti a svendere quello stesso territorio, di cui a parole, si fanno difensori e paladini.
E oggi come un tempo, nuove menzogne arricchiscono le loro "ragioni": "Deflusso minimo vitale! Minimo vitale garantito! Basta calcolarlo!" gridano. Squadroni di tecnici e cervelloni a far di conto, ma i conti non tornano mai e ancor peggio, non si preoccupano di controllarli, tanto… l’acqua abbonda. Non dicono lo stesso dei loro profitti: sempre troppo pochi. E allora, perché non privatizzare anche l’acqua dei rubinetti?
Siamo il nuovo oro. L’oro blu. Una nuova frontiera si è aperta, un nuovo Far West è alle porte! Per questo ci rivolgiamo a tutte quelle persone, quelle associazioni, quei comitati e i quei movimenti che pensano che questo territorio debba e possa avere uno sviluppo diverso e condiviso, dove l’acqua torni ad essere un Bene Comune e non una merce di pochi. Il 24 ottobre scenderemo a valle, nella città di Belluno.
Scenderemo dal Boite, dall’Ardo, dal Cordevole, dai piccoli ruscelli delle Dolomiti e in compagnia delle nostre sorelle che scorrono per altri territori, riaffioreremo in superficie. Ci ritroveremo insieme a voi, per dar vita ad una mobilitazione gioiosa, che abbia la forza di trascinar via l’arroganza di questi nuovi predoni; per ribadire che dal basso c’è una comunità territoriale che non ha più voglia di subire imposizioni, consapevole, come recitava una nota canzone, che la Libertà è partecipazione."
SABATO 24 OTTOBRE Piazzale Stazione FS - Belluno ore 15.00
MANIFESTAZIONE ACQUA BENE COMUNE
STOP alla privatizzazione dell’acqua
STOP allo sfruttamento dei nostri fiumi
L’acqua è vita! Non merce!
Al termine del corteo musica, arte e socialità
Per aderire alla manifestazione: acqua.belluno@libero.it
Vedi on line : Acqua Bene Comune - Belluno
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