Lotta per la giustizia sociale e climatica. Perché il cambiamento climatico rende tutti precari.
La crisi economica ha pesantemente colpito il precariato, cioè l’insieme di quei contratti atipici, interinali, part-time nei servizi e nell’industrai, più di qualsiasi altra classe sociale. Milioni di giovani, donne e immigrati precari perdono il lavoro a causa della Grande Recessione. Dagli Stati Uniti all’Europa, dall’Islanda al Giappone la disoccupazione è salita alle stelle.
I responsabili della crisi – le grandi banche, i fondi di investimento, gli economisti e i politici neoliberisti – insabbiano gli scandali e si rinverdiscono senza vergogna sperando di andare avanti come se nulla fosse. I governi danno triliardi ai ai banchieri e noccioline ai precari. Dimostrazioni e proteste si stanno diffondendo in risposta a ciò, contro anche una nuova onda di razzismo e xenofobia, ma la pressione contro il potere politico ed economico non basta ancora, sebbene abbiamo in serbo un autunno di fuoco che potrebbe minare questo equilibrio.
Tuttavia, all’orizzonte di questa storica crisi capitalistica se ne profila un’altra ancora più grande: il riscaldamento globale e il cambiamento climatico causati dall’accumulazione di capitale tirata dai combustibili fossili. Il genere umano è in pericolo, ed entro la metà del secolo milioni e milioni di persone potrebbero sparire dalla faccia della terra se le economie sovrasviluppate non taglieranno le emissioni. Dobbiamo riportare sotto controllo i maggiori responsabili di gas serra (compagnie petrolio, carbone, conglomerati energetici, aziende manifatturiere e la loro logistica, l’industria dell’aviazione, i fast food e l’agrindustria, il turismo di lusso ecc.).
Dicembre a Copenhagen rappresenta un’eccellente opportunità per fare ciò. Dal 7 al 18 dicembre, il Climate Summit dell’ONU - COP15 - si svolgerà nella capitale danese, una città dalle forti tradizioni radicali e una storia presente di movimenti di ribellione. Tutte le élite statali ed economiche di ogni paese del mondo si riuniranno al Bella Center di Copenhagen alla ricerca del successore del protocollo di Kyoto, incluse quelle potenze come gli Stati Uniti, la Cina e l’India che non avevano firmato.
domenica 18 ottobre 2009
**CLIMATE JUSTICE ACTION: precari uniti in azione climatica a Copenhagen.**
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