lunedì 27 aprile 2009

UN G8 SULL'AGRICOLTURA SENZA CONTADINI= PIU' FAME E POVERTA'

Comunicato stampa- La Vía Campesina



(Treviso, 21 aprile 2009)
La prima riunione del G8 agricolo che terminata ieri a Cison di Valmarino ha prodotto una dichiarazione che non solo ammette i propri fallimenti del passato ma che prevede anche un futuro pieno di contaddizioni. Il G8 non potrà mai eliminare la fame nel mondo prendendo decisioni a porte chiuse, in assenza degli attori principali del dibattito mondiale sull’agricoltura, i milioni di contadini e famiglie di agricoltori, uomini e donne, che alimentano il mondo.

L’affermazione del G8 che "i contadini devono essere i principali protagonisti" suona particolarmente vuota quando la riunione di questo fine settimana fu esplicitamente pianificata per limitare l’accesso alle organizzazioni contadine e ridurre la loro visibilità. Il G8 ha realizzato l’incontro in un castello isolato fra le montagne ed il ministro dell’agricoltura italiano ha rifiutato di riunirsi con rappresentanti di organizzazioni della società civile italiane ed internazionali che chiedevano di esprimere le proprie opinioni.

Il testo finale prodotto dal G8 è estremamente contradittorio. Riconosce il ruolo dei produttori di alimenti e la crisi che colpisce le aree rurali ma non propone una reale strategia che potrebbe combattere la crisi. La dichiarazione, da una parte dice di porre "l’agricoltura e lo sviluppo rurale . al centro della crescita economica rinforzando il ruolo dell’agricoltura familiare e dei piccoli agricoltori ed il loro accesso alla terra" e, dall’altra parte parla di "raggiungere una conclusione equilibrata, globale e ambiziosa del Ciclo di Doha", due politiche che sono fra loro incompatibili: l’OMC ha mostrato ripetutamente che produce effetti catastrofici sull’agricoltura contadina perché liberalizza i mercati agricoli e privatizza le risorse naturali.

La dichiarazione, inoltre, appoggia la creazione dell’Alleanza Mondiale per l’Agricoltura e l’Alimentazione, riconoscendo, allo stesso tempo, il ruolo centrale della FAO, due posizioni che non possono stare assieme.
Le istituzioni esistenti dell’ONU dovranno restare al centro della soluzione della crisi attuale, non la Banca Mondiale ed il FMI rappresentati dall’Alleanza Mondiale.

Nonostante la natura contradittoria della dichiarazione, il G8 per lo meno ha ammesso qualcosa che era assolutamente ovvio per il resto del mondo già da molti anni, che il mondo ha fallito totalmente nei suoi intenti di ridurre a metà il numero di affamati sulla terra entro il 2015, in corrispondenza con le mete del millennio. Sono proprio le politiche del G8, imposte ai paesi del sud a portarne la responsabilità.

Qualunque politica vera per porre al centro i contadini e le contadine e l’agricoltura sostenibile rifiuterebbe l’agenda del libero commercio e l’alleanza mondiale e permetterebbe agli stati di proteggere i diritti dei propri popoli a lavorare e ad alimentarsi. I contadini e le contadine, che rappresentano circa la metà della popolazione attiva del mondo, sono i primi ad essere colpiti dalla fame e dalla malnutrizione.

Rappresentanti del movimento internazionale di contadini della Vía Campesina si sono riuniti a Treviso in questo fine settimana per far conoscere le loro alternative. Le loro richieste sono semplici: permettere ai popoli e ai paesi di definire e proteggere i propri sistemi agricoli, senza procurare danni ad altri. Trasformare il modello agro-esportatore del nord e del sud in un altro basato sulla produzione locale sostenibile, basato sull’agricoltura familiare. Parlando nel seminario organizzato dalla Piattaforma Italiana per la Sovranità Alimentare, Ibrahim Coulibaly, presidente del CNOP (Comité Nacional de Organizaciones Campesinas) del Malí disse molto chiaramente: "l’Africa può alimentare sé stessa, non sono necessarie politiche agricole imposte da un gruppo illegittimo di paesi ricchi . ! il ruolo del G8 non è decidere la politica agricola internazionale !"


venerdì 17 aprile 2009

G8 in crisi e le alternative del comune di Giuseppe Caccia

Una prima considerazione non può che riguardare la funzione che summit, come quello dei Ministri dell’Agricoltura del G.8, vengono ad assumere in questa epoca nuova, segnata dalla crisi, in cui siamo entrati.
Da un lato, dev’essere sottolineato come questi appuntamenti tematici del G.8, che hanno il compito di preparare il summit della Maddalena, scontino la stessa grande difficoltà, propria del vertice dei capi di stato e di governo che si terrà nel luglio prossimo. Il fatto cioè di poter contare su una composizione molto ridotta, che non può più, per una serie di ragioni che proprio con il vertice di Londra del G.20 avevamo approfondito, rivendicare a sé il ruolo di “cupola del governo mondiale”, alla guida di una forma di sovranità planetaria in via di formazione.
Non dimentichiamo che lo stesso G.8 tematico sull’agricoltura è un’assoluta novità: la sua convocazione era stata decisa dai capi di Stato e di governo nell’ultimo summit di Hokkaido (Giappone), nel luglio 2008. Teniamo ben presente il contesto in cui era stata assunta questa decisione. A cavallo tra il 2007 e il 2008 il mondo intero ha registrato la più grave crisi agricola ed alimentare da decenni a questa parte. Si era innescata una vera e propria spirale, a partire dal vertiginoso incremento dei prezzi al consumo di generi di prima necessità, quali i cereali (e tra questi in particolare riso e grano). Tra i fattori contingenti che maggiormente avevano inciso sugli aumenti, nel contesto di mercati agricoli, che nei decenni precedenti, prima, su scala nazionale erano stati investiti dalle cosiddette “politiche di aggiustamento strutturale” del Fondo Monetario Internazionale, e poi erano stati forzatamente “liberalizzati” dalle direttive dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), disarticolando così nel Sud del mondo le coltivazioni di sussistenza, la biodiversità e le economie locali ad esse collegate, vi è la totale imprevedibilità del ciclo produttivo in agricoltura in conseguenza del surriscaldamento planetario e dei relativi mutamenti climatici. A ciò si era aggiunto il crescente impiego degli stessi cereali nella produzione dei cosiddetti bio-carburanti, che sottraeva amplissime superfici alle coltivazioni alimentari, quale risposta capitalistica al problema dell’insostenibilità dell’emissione di anidride carbonica e altri gas serra in atmosfera, causa prima del Global warming, e alla crescita inarrestabile del prezzo del petrolio. E, se ciò non fosse bastato, era entrato in scena anche qui il sistema finanziario: la crisi del mercato azionario e quella dei mutui ha decisamente orientato i grandi investitori verso strumenti derivati quali i “futures”, cioè verso quei titoli che investono la possibilità della propria valorizzazione sull’incremento dei prezzi delle materie prime e dei generi di prima necessità, caratterizzandosi come una sorta di profezia costretta ad autoavverarsi. Il tutto ha innescato un circolo vizioso, che si presentava senza apparente via d’uscita.
A meno di un anno di distanza, tanto per testimoniare la velocità nelle modificazioni degli scenari puntuali pur se dislocati sul lungo tempo storico dell’ “epoca della crisi”, la situazione di presenta significativamente modificata: restano invariati i riferimenti strutturali, ma l’irresistibile ascesa dei prezzi al consumo – che non sono comunque tornati ai livelli ante-crisi –, proprio per effetto della recessione economica innescata dalla crisi finanziaria globale, ha subito una battuta d’arresto.Il documento preparatorio del G.8 trevigiano – reso noto per stralci dal Financial Times del 7 aprile scorso, sistematicamente ignorato dalla grande stampa italiana ma stizzosamente smentito dal Governo – parla, a questo proposito, molto chiaramente di quali siano gli incubi e i sogni degli ex “potenti della Terra”, molto più delle amene boutade propagandistiche del ministro Zaia. L’incubo è ben rappresentato da quella che gli sherpa della Presidenza italiana definiscono la “sfida globale: ridurre l’emergenza-cibo”. E, si badi bene, non si riferiscono al fatto che tra il 2007 e il 2008, per la prima volta nella storia dell’umanità, è stata stabilmente superata la soglia di un miliardo di persone, bambini, donne e uomini, che soffrono quotidianamente la fame, così come, quando parlano di “garantire la sicurezza alimentare”, non intendono assumere misure effettive per eliminare dalla catena alimentare i veleni di un secolo di industrializzazione chimica e non solo, né per proteggere i consumatori dai rischi connessi con l’impiego di Organismi geneticamente modificati. Tutt’altro, gli spettri che agitano le loro notti sono quelli della miriade di conflitti sociali esplosi in oltre trenta Paesi, in conseguenza della crisi alimentare del 2007/2008, la realtà di centinaia di rivolte contadine e insorgenze metropolitane, che hanno costituito, nei continenti del Sud del Mondo, la risposta moltitudinaria alla corsa dei prezzi dei generi di prima necessità nell’ultimo biennio.Ma se l’incubo si è rivelato ben concreto, tanto da far dire agli esperti governativi che una nuova crisi alimentare potrebbe avere "gravi conseguenze non solo sulle imprese, ma anche sulle relazioni sociali e le relazioni internazionali, che a sua volta avranno un impatto diretto sulla sicurezza e la stabilità delle politiche mondiali", il sogno esplicitato nel “documento di lavoro” del G.8 è tanto pericoloso quanto illusorio. "Il problema della volatilità dei prezzi rimane un elemento fondamentale per la sicurezza alimentare mondiale" - afferma la relazione - "pertanto vi è la necessità di un rapido aumento della produzione agricola nei paesi in via di sviluppo." Ancora una volta, cioè, l’illusione di una indefinita espansione della capacità produttiva come risposta alla crisi. Ma come, con quali tecnologie, e soprattutto a beneficio di chi ? E chi dovrebbe pagarne i costi ? Su questo il documento del G.8, per quello che pubblicamente si è potuto leggere, nulla dice.
E forse nulla può dire.Perché sui temi dell’agricoltura, del regime di proprietà e del regime produttivo della terra, delle politiche del settore agro-alimentare industriale, forse più ancora che su altre tematiche, i cosiddetti Otto Grandi sono costretti a fare i conti sia con altri soggetti politici, nazional-statuali e sopranazionali, sia con imprese transnazionali, che contano molto di più nell’orientamento di questi mercati globali e nella determinazione dei loro effetti locali. Restando al livello continentale, pensiamo solo a come le sorti dell’agricoltura italiana siano largamente condizionate dalle regole, dai meccanismi spesso paradossali delle Politiche Agricole Comunitarie, che sono state ulteriormente sbilanciate dall’allargamento della stessa Unione europea verso est, in territori caratterizzati da un’organizzazione dell’impresa capitalistica intorno alla produzione agro-alimentare molto diversa da quella che i paesi del cuore dell’Europa occidentale si sono dati in questi decenni.E la discussione del G.8 è inefficace rispetto alle politiche comunitarie europee, quindi sulla scala continentale, ma al tempo stesso è del tutto inefficace anche rispetto alla scala globale.Perché su questo livello, i destini delle politiche agricole, di quelle alimentari e di quelle energetiche, si giocano al di fuori dell’ambito del G.8. Si giocano nei grandi mercati continentali dell’America Latina e nei grandi mercati asiatici, quelli cinese e indiano in particolare. Certo, a Cison di Valmarino, vi è il tentativo di allargare il confronto anche a Brasile, Argentina, Egitto, Australia, India e Cina, Messico, SudAfrica, Corea del Sud e Indonesia; ma ognuna di queste potenze regionali emergenti si presenterà al tavolo portatrice di ben precisi interessi nazionali da difendere e di risposte “locali” differenziate alla crisi agricola e alimentare che ciascuna di esse si trova specificatamente ad affrontare. Per non parlare poi di quel vero e proprio convitato di pietra rappresentato dai grandi complessi multinazionali che, nel campo della diffusione delle sementi così come della commercializzazione dei prodotti, contano per il mercato agro-alimentare ben più di qualsiasi Stato nazionale. Perciò, sia su scala continentale che su quella globale, stiamo parlando di un G.8 la cui dimensione di governance fatica ad afferrare le contraddizioni globali che abbiamo di fronte.
D’altra parte,queste giornate nella “zoiosa” Marca trevigiana sono un’occasione importante perché permettono, proprio per il tema che è al centro del vertice degli ex Otto Grandi, di connettere le questioni che riguardano la terra, la produzione agricola, l’alimentazione, la produzione energetica, in sostanza quegli elementi fondamentali della riproduzione del genere umano in quanto genere umano, al discorso complessivo sulla crisi. Nel senso che, nella lingua cinese, il termine crisi viene rappresentato con un ideogramma che significa, al tempo stesso, opportunità, occasione. Credo debba essere colta questa ambivalenza della crisi presente, partendo dal suo carattere di crisi sistemica. Siamo di fronte ad un collasso del sistema su scala globale.E, di fronte al carattere strutturale della crisi, vi è anche la necessità di fare i conti con il tema dello sviluppo. Va detto che, se guardiamo alle nostre radici, alla nostra matrice culturale, chi proviene dal marxismo critico, dalla tradizione operista, in qualche misura è sempre stato abituato a leggere e ad interpretare politicamente la realtà secondo uno schema che per molti aspetti rimaneva dialettico, per cui le lotte operaie, o comunque oggi le lotte della moltitudine messa al lavoro, producono crisi, la crisi davanti ai conflitti viene affrontata, risolta dal capitale inteso come rapporto sociale, in termini di espansione, in termini di rilancio sul terreno di un nuovo sviluppo che spinge ad un livello più alto la contraddizione capitale-lavoro, cioè la contraddizione intesa classicamente in senso marxiano tra sviluppo delle forze produttive (oggi diremo sviluppo della cooperazione sociale, della produttività sociale) e rapporti di classe, cioè i rapporti sociali che mettono in forma questo livello raggiunto dallo sviluppo delle forze produttive, della cooperazione sociale.Ma questo schema è ancora valido? Ho fortissimi dubbi e penso anzi che dovremmo cominciare a metterlo in discussione.Perché è evidente, nel balbettio dei governi nazionali, dell’inefficacia dei loro vertici, ridotti ad essere grandi spot mediatici rassicuranti (che non rassicurano proprio nessuno), nello smarrimento degli organismi sovranazionali, in questa incapacità di dare risposte strutturali ad una crisi sistemica, credo che dobbiamo leggere anche i limiti dell’espansione, che i limiti dello sviluppo capitalistico come terreno di risposta alla crisi sono forse stati raggiunti. Non parlo soltanto dei limiti fisici. Il mercato mondiale coincide ormai con l’intero globo, lo spazio degli scambi economici, della costruzione di reti produttive corrisponde al pianeta. Ma anche se guardiamo agli altri terreni di possibile allargamento, quelle dimensioni produttive che hanno ormai completamente pervaso di sé la dimensione del bios, della vita, toccando limiti che appunto non sono solo fisici o geografici, la tendenza capitalistica ad una continua espansione della propria capacità di valorizzare qualsiasi tipo di relazione umana, qualsiasi aspetto della prima, della seconda e della terza natura, sembra ormai avere definitivamente raggiunto una soglia insuperabile.Allora forse qualche indicazione può venire anche dal dibattito che c’è stato negli ultimi anni, dalla metà degli anni ’70 quando si iniziò a discutere “sui limiti dello sviluppo”, fino a tempi più recenti con tutto il filone che si è misurato col tema della decrescita. Un dibattito che ha avuto il vizio di essere giocato su un terreno troppo spesso debole, centrato sui comportamenti individuali e sulla dimensione morale della scelta del singolo, col rischio di risultare interstiziale, confinando nella marginalità, rispetto al cuore delle contraddizioni, la soluzione ai problemi, forse giusti, che in qualche misura poneva. Senza misurarsi, infine, con la spinosa questione della rottura, del conflitto necessario ad inceppare il meccanismo distruttivo dello sviluppo illimitato e unidirezionale.Dovremo perciò riuscire a contaminare in maniera positiva, produttiva, creativa, questi diversi filoni di pensiero, cercare cioè di affrontare una discussione vera sul fatto che quello schema lotte-crisi-sviluppo-lotte-crisi-sviluppo ha oggi probabilmente perduto la sua validità, sia in termini di spiegazione di quanto sta succedendo, sia in termini di guida per l’azione sociale e politica, e provare a confrontarci, invece, sulle conseguenze di questo blocco della capacità capitalistica di espandere ancora i confini interni ed esterni del mercato. Partire da qui per verificare la costruzione ideale e materiale di alternative.
Forse oggi abbiamo per la prima volta, dentro questa crisi globale e per le sue caratteristiche sistemiche, la possibilità di spostare definitivamente il terreno delle lotte dalla contesa intorno al valore di scambio, dallo scontro intorno, per dirla in termini marxiani, al salario necessario, dal conflitto che in fondo era e resta giocato solo su meccanismi redistributivi (e che rischia di essere l’asse esclusivo intorno al quale si sta avvitando anche la discussione sulle risposte da dare alla crisi), al terreno di riconquista del valore d’uso, del superamento della forma-merce e delle modalità di alienazione dell’umano che essa comporta, per affermare la possibilità di un’autonoma cooperazione tra “liberi ed eguali”.Forse, per la prima volta da decenni, possiamo tornare ad affrontare, non come esercizio accademico, ma come terreno concreto di elaborazione teorica e di pratica politica, dentro ai conflitti nella crisi, il disegno e la realizzazione materiale di alternative produttive e di vita, reali e comuni. Alternative, che non possono consistere in una pura e semplice opzione individuale, ma tanto più misurano la propria efficacia collettiva, in quanto sono nutrite dalla propria affermazione come vettore di indipendenza, fattore di rottura nei rapporti sociali di dominio dati, esercizio di una sorta di permanente “contro-potere” che va a configurarsi come difesa dello spazio politico e sociale, in cui forme di vita libere e felici possano crescere.
* sintesi da un’intervista a Giuseppe Caccia ai microfoni di Radio Sherwood – 10 aprile 2009

Invitato del MST diretto in Italia, bloccato a Madrid e poi espulso

Mercoledì 15 aprile 2009, Francinaldo Correia, esponente del Movimento dei sem-terra del Brasile era in viaggio verso l’Italia. Francinaldo, ufficialmente invitato dal Comune di Venezia, avrebbe dovuto partecipare al Festival "Questa terra è la nostra terra" in corso dal 15 al 19 aprile tra Montebelluna e Treviso, promosso dall’Associazione Ya Basta e da un ampio gruppo di associazioni e gruppi del territorio, in occasione del vertice “G8” dei ministri dell’agricoltura a Cison di Valmarino (TV). 
Dopo il Festival il suo viaggio sarebbe proseguito in varie città italiane per portare la testimonianza del movimento dei sem-terra e per conoscere realtà e organizzazioni impegnate sui temi di un’agricoltura sostenibile, giusta e degna.
Francinaldo, in transito all’aereoporto Barajas di Madrid, è stato bloccato dalla Polizia spagnola, trattenuto per diverse ore e rimpatriato in Brasile con foglio di espulsione senza giustificati motivi.
Pur avendo tutta la documentazione in regola e una lettera di invito in cui si affermava che tutte le spese sarebbero state sostenute dagli organi invitanti, Francinaldo non ha potuto proseguire il suo viaggio e non potrà mai più rientrare in territorio Europeo.
Ciò che è avvenuto è grave. 
In questo momento un avvocato del MST si sta recando all’ambasciata spagnola, in Brasile per ottenere chiarimenti sulla situazione e chiedere l’annullamento del decreto di espulsione. Chiediamo l’immediato ritiro del decreto di espulsione e la possibilità di ripartire per l’Italia.

venerdì 10 aprile 2009

Il programma del Festival
"Questa TERRA è la NOSTRA TERRA"

Mercoledì 15 aprile
Montebelluna (TV) - PalaMazzalovo
Ore 21.00
“Par Vardar” Recital di Marco Paolini
Ingresso 12 euro; in prevendita 13 euro

Prevendite per il Recital “Par Vardar” di Marco Paolini”:

  • Presso il Bar del Palamazzalovo di Montebelluna
    per orari di apertura consultare il sito www.palamazzalovo.it

  • Presso la sede dell’ADL vicolo Marco Polo 6 - (dietro il cavalcavia della stazione)Treviso tel. 0422 403535
    nei giorni di martedì, mercoledì e venerdì dalle ore 18.00 alle ore 20.00

scarica il manifesto in A4 [pdf - 490,5 KB] ed in alta risoluzione [pdf - 4,8 MB]


Contro l’arroganza delle transnazionali
Giovedì 16 aprile
Treviso - Piazzetta Indipendenza
Ore 18.30
Mauro Millan dalla Patagonia - Argentina racconta "l’invasione" di Benetton
Saranno presenti: Oscar Olivera – Bolivia, Subramaniam Kannaiyan – India, Francinaldo Correia - Brasile

Treviso - Aula Magna Istituto Riccati
ore 21.00
"Percorsi di economia solidale: tra crisi economica e crisi antropologica"
con Ferruccio Nilia e Toni Peratoner della Rete di economia solidale
del Friuli Venezia Giulia


Il futuro appartiene a noi
Giornata Mondiale di via Campesina
Venerdì 17 aprile
Montebelluna (TV) - Quilombo - Area Sansovino - PalaMazzalovo
Ore 19.00
Aperitivo e stand locali
Ore 21.00
Crisi climatica, crisi energetica, crisi economica.
Quali alternative per un diverso modello di sviluppo

Ne discutiamo con
Oscar Olivera
Portavoce della Coordinadora de defensa del agua y la vida Cochabamba Bolivia
Giuseppe Caccia
Uninomade Nord Est
Paolo Cacciari
Giornalista di Carta
Guido Viale
Scrittore ed economista ambientale
Alberto Zoratti
Cooperativa Fair di Genova


Questa terra è la nostra terra
Sabato 18 aprile
Montebelluna (TV) - Quilombo - Area Sansovino - PalaMazzalovo
Ore 15.00
Mercato – Mostra – Esposizione
Produttori locali, biologici, associazioni, comitati
Ore 16.00
Crisi alimentare, crisi ambientale.
I movimenti in resistenza per la difesa della terra e dei beni comuni
Vilma Mazza - Associazione Ya Basta e un’esponente di Rete Radiè Resch
ne discutono con:
Mauro Millan – Patagonia- Argentina
Portavoce Popolo Mapuche
Subramaniam Kannaiyan – India
Associazione dei contadini del Tamil Nadu
Francinaldo Correia - Brasile
Movimento Sem Terra
Ore 20.00
Proiezione del Video “La Degna Rabbia”
Immagini, interviste realizzate in Messico e Chiapas dic.2008-gen.2009
al Primo Festival Mondiale della Rabbia Degna promosso dagli zapatisti

I nostri territori: un bene comune

scarica il programma della gionata [pdf 1,0Mb]

Domenica 19 aprile
Montebelluna (TV) - Quilombo - Area Sansovino - PalaMazzalovo
Dalle ore 10.00
Mercato – Mostra – Esposizione
Produttori locali, biologici, associazioni, comitati
Ore 10.00
Nell’epoca della crisi globale.
Gli scenari del mondo agricolo.
Quale futuro per produttori e consumatori

Incontro con
Roberto Pinton: Assobio
Emanuela Ussia: Presidente Aiab Veneto
Denis Susanna: Presidente provinciale Cia
Modera Cristiano Gasparetto - Italia Nostra
Sono state invitate le associazioni di categoria
Ore 12.00
OGM: una minaccia per la salute e le tradizioni agroalimentari.
Alternative biologiche e locali per lo sviluppo rurale.

Coordina Federico Fazzuoli
Con Giuseppe Altieri, Giuseppe Nacci, Enrico Lucconi, Pietro Perrino
Testimonianze internazionali
Ore16.00
Riflessioni sul nucleare: una minaccia da sventare
Con Gianni Tamino e Gianfranco Bettin
A seguire
Assemblea – incontro dei comitati, reti, associazioni ambientali e in difesa dei beni comuni del Nord Est
Ore 21.00

Concerto reading di e con Mirko Artuso e Ricky Bizzarro, Marco Balestracci e Steve Dal Col;

Tolo Marton

Festival di controinformazione, nel mirino Ogm e nucleare
Montebelluna e Treviso ospitano esperti d'ambiente americani, indiani, italiani


Si intitola «Questa Terra è la nostra terra», si svolge dal 15 al 19 aprile tra Montebelluna e Treviso, e organizzato da Ya Basta, Città Bene Comune, Paese Ambiente, lega Ambiente, 18 Aprile De' Longhi, Italia Nostra, Un'Altra Treviso, UbikLab e un'altra decina di associazioni che hanno a cuore il destino del territorio.E' il contro-summit rispetto a quello del ministri dell'Agricoltura del G8 a Castelbrando.


E ha un calendario e una serie di ospiti di valore assoluto.


Da Marco Paolini che apre la serie di avvenimenti al Palamazzalovo il 15, a Oscar Oliveira (Bolivia), Subramaniam Kannaiyan (India) e Francinaldo Correira (Brasile) che giovedì 16 (Treviso Piazzetta Indipendenza, ore 18,30) assisteranno al reading di Mauro Milan che racconta «l'invasione della terra dei Mapuche, Argentina-Patagonia, da parte di Benetton». In serata (alle 21, al Riccati), «Percorsi di economia solidale: tra crisi economica e crisi antropologica». Il 17 a Montebelluna kermesse e mercatino equo-solidale nelle piazze e vie di Montebelluna, seguito, alle 21 dal dibattito su «Crisi climatica, crisi energetica, crisi economica» che vede relatori Oliveira, Paolo Cacciari, Giuseppe Caccia, Guido Viale e Alberto Zoratti.Sabato 18, nel pomeriggio, a Montebelluna, mostra mercato di prodotti bio, incontro su «Crisi alimentare, crisi ambientale» con un esponente di Rete Radè Resch, Kannaiyan e Correira. Alle 20 proiezione del video «La degna rabbia».Domenica dalle 10, a Montebelluna, alle 10, si continua con la mostra bio, un incontro sugli «scenari del mondo agricolo nell’epoca delle crisi globale». Alle 12 dibattito sugli Ogm condotto da Federico Fazzuoli (inventore delle notissima trasmissione domenicale «Linea Verde»). «Una minaccia per la salute e le tradizioni alimentari». Intervengono come relatori Giuseppe Altieri, Giuseppe Nacci, Enrico Lucconi e Pietro Perrino.
Alle 16 «Riflessioni sul nucleare» con Gianni Tamino, già deputato ed europarlamentare, e Gianfranco Bettin, consigliere regionale dei Verdi. A seguire l'assemblea dei comitati di tutto Nord Est, le reti, i gruppi ambientalisti ufficiali e spontanei che si battono per la difesa del territorio
Alle 21 concerto-reading con Mirko Artuso, Ricky Bizzarro, Marco Balestracci e Steve Dal Col. Special guest: il chitarrista trevigiano Tolo Marton.


rassegna stampa Tribuna di Treviso 10 aprile 2009

Paolini: terra, acque e poesia
Lo spettacolo "Par vardar" apre il contro-summit G8



Mentre coloro che decidono delle sorti della Terra (e della terra in minuscolo, nonché dell'acqua e dell'alimentazione) si ritrovano a Castelbrando per un G8 dell'Agricoltura, in pianura, nella Marca, si parla di cultura e rispetto della terra. Un contro-summit, rispetto a quello dei ministri del G8 dell'Agricoltura, è cosi convocato, tra Montebelluna e Treviso, con momenti «alti» e degni di essere segnalati e seguiti. il più «alto», se non altro per il calibro del personaggio che si spende sul palcoscenico, è il recital di Marco Paolini, intitolato «Par vardar», che si terrà alle 21 del 15 aprile al Palamazzalovo di Montebellu­na.
Il recital è inedito, preparato appositamente per l'occasione, e apre una serie di appuntamenti che vedono impegnati, su grandi temi, personaggi di spicco della controcultura. La Marca, insomma, non sarà, nei prossimi giorni, soltanto sede delle decisioni dei «potenti» della Terra, ma anche luogo di dibattito su quanti, non volendosi sentire im...potenti, vogliono raccontare a tutti quanto le decisioni delle multinazionali (che hanno già mandato a dire, come premessa del convegno di Casteibrando, che "la produzione alimentare nel mondo deve raddoppiare in fretta", con ovvio incremento delle produzioni Ogm) siano contrarie al rispetto e alla tutela per l'orbe terracqueo.
Lo spettacolo di Marco Paolini, attore-narratore-autore che dalla terra trevigiana ha spiccato un grande volo nel panorama dello spettacolo e della cultura nazionali, sarà parzialmente un inedito «coniato» appositamente per l'occasione di «Questa Terra è la nostra terra». «Ci sto ancora lavorando - anticipa Paolini -ma non potrò certo esimermi dal pescare, dal bagaglio dei miei spettacoli precedenti, tutto ciò che tratta dell'argomento della terra e dell'acqua. Dunque, il filo conduttore saranno le bellissime poesie dei poeti del Nordest che già sono state l'ossatura di spettacoli di un recente passato». Marin, Calzavara, Noventa e tutti i classici «veneti», conditi da una serie di riflessioni sulla terra e sull'acqua (proprio su quest'ultima, la sua "privatizzazione" in contrapposizione al concetto di "patrimonio comune e gratuito" l'attore-autore fece uno spettacolo dedicato), costituiranno dunque la base sulla quale lavorerà, in questi giorni che precedono lo spettacolo al Palamazzalovo, Paolini.
Il fatto che ad aprire e a chiudere la cinque-giorni del festival siano due "spettacoli" (a chiudere saranno chiamati l'attore Mirko Artuso, il cantautore Ricky Bizzarro e la sua band, nonché il grande bluesman trevigiano Tolo Marton, chitarrista Premio Hendrix) ha naturalmente un significato: richiamare in massa l'attenzione della gente su temi che sono fondamen­tali per il futuro dell’umanità intera e non - come vorrebbe qualcuno - di quella parte che s'identifica con gli interessi (tutti economici e volti al guadagno di pochi) delle multinazionali dell'agroalimentare.

rassegna stampa Tribuna di Treviso del 10 aprile 2009

mercoledì 8 aprile 2009

LA DIFESA DEI BENI COMUNI CONTRO LA CRISI GLOBALE

Si tiene in provincia di Treviso, dal 18 al 20 aprile 2009 il summit del G8 dei Ministri dell’agricoltura. In contrapposizione al vertice, l’appuntamento del Festival-incontro “Questa terra è la nostra terra” promosso da un ricco cartello di associazioni di base espressione delle tante esperienze per la sovranità alimentare, contro gli OGM, per la qualità dell’ambiente e del cibo, per la difesa, l’uso sostenibile e la democrazia delle risorse naturali, può rappresentare l’occasione per far pesare teorie e pratiche improntate ad un rapporto diverso con la terra, l’ambiente e le risorse.

leggi il seguito.....

mercoledì 1 aprile 2009

Tolo Marton al Festival domenica 19 aprile


"Dopo averlo sentito suonare, sono tornata a vederlo ogni volta che potevo", così la giornalista Sharon Jones scrive di Tolo su Austin Arena Magazine (Texas, aprile 1995).

Chitarrista compositore trevigiano, Tolo Marton porta avanti una carriera più che trentennale nell'ambito della musica di ispirazione anglo-americana.
E’stato definito "il più intelligente e dotato chitarrista rock che l'Italia abbia mai avuto” (Paolo Vites, Jam 1999).

“ Non posso fare a meno di pensare che se c’è un chitarrista in Italia che meriti l’appellativo di Guitar Hero, questo chitarrista si chiama Tolo Marton” (detto dal critico americano Tom Branson).

E' stato premiato in America dal padre di Jimi Hendrix, che fu il più grande genio della chitarra elettrica mai esistito.

E' stato richiesto per suonare con Jack Bruce e Ginger Baker, due dei tre leggendari componenti dei Cream (il terzo era Eric Clapton).

Tra le sue collaborazioni in ambiti artistici completamente diversi,citiamo quella con l'attore Marco Paolini e il violoncellista Mario Brunello nel progetto teatrale "Carta Bianca". Questo inedito trio riscuote un grandissimo consenso di pubblico e critica, fin dal debutto al Piccolo Teatro Regio a Torino.

Nel marzo 2002 suona in concerto anche con il leggendario batterista dei Deep Purple Ian Paice.
Sempre nel 2002 esce il primo ufficiale doppio live CD intitolato “DAL VERO”. Questo disco è un documento fedele di cos’è Tolo dal vivo.
La sua particolarissima versione di “All along the watchtower” è stata scelta per essere inclusa in una compilation di artisti internazionali curata dalla BMG di brani di Bob Dylan, uscita nel 2003.
Nel 2005 Tolo realizza con il suo nuovo trio un altro disco dal vivo intitolato Stra Live.
Accompagna, insieme a Mario Brunello, lo scrittore Alessandro Baricco su RAI3 nella presentazione del suo ultimo libro “Questa Storia”, durante la trasmissione Radio Suite.
Sempre alla fine del 2005 Tolo viene invitato alla trasmissione itinerante di RAI1 “Italia che vai”, come musicista di spicco della sua città, Treviso.

Il genere musicale di Marton si potrebbe definire Classic rock, quella musica che verso la fine degli anni 60 rivoluzionò la scena musicale, e che continua ad essere apprezzata e suonata anche dalle nuove generazioni di musicisti. Ma il repertorio si basa su brani originali, dove si rincorrono linguaggi rock, blues, country, psichedelia, melodia e silenzi.

Nel 2005 esce il CD “Tolo Marton trio – Stra Live”

Per concludere questa presentazione prendiamo a prestito una frase tratta da un recentissimo libro di Daniela Bonanni: “Tolo, da sempre fedele alla linea. Una linea dettata dal suo grande talento, dalla sua ispirazione e dalla sua passione per la musica. Fedele alle sue origini di musicista rigoroso, coerente, mai appagato e da sempre estraneo alla logica del music bussiness. Tolo non ha mai amato ripetersi: ogni volta per lui è una sfida, una continua e affascinante ricerca. Mai un concerto uguale all’altro, come se fosse sempre la prima volta. Tolo è Tolo”
2006 - Attualmente Tolo si esibisce in trio e si avvale della collaborazione di :
Alex Marinoni al basso e Andrea De Marchi alla batteria