Comunicato stampa- La Vía Campesina
(Treviso, 21 aprile 2009)
La prima riunione del G8 agricolo che terminata ieri a Cison di Valmarino ha prodotto una dichiarazione che non solo ammette i propri fallimenti del passato ma che prevede anche un futuro pieno di contaddizioni. Il G8 non potrà mai eliminare la fame nel mondo prendendo decisioni a porte chiuse, in assenza degli attori principali del dibattito mondiale sull’agricoltura, i milioni di contadini e famiglie di agricoltori, uomini e donne, che alimentano il mondo.
L’affermazione del G8 che "i contadini devono essere i principali protagonisti" suona particolarmente vuota quando la riunione di questo fine settimana fu esplicitamente pianificata per limitare l’accesso alle organizzazioni contadine e ridurre la loro visibilità. Il G8 ha realizzato l’incontro in un castello isolato fra le montagne ed il ministro dell’agricoltura italiano ha rifiutato di riunirsi con rappresentanti di organizzazioni della società civile italiane ed internazionali che chiedevano di esprimere le proprie opinioni.
Il testo finale prodotto dal G8 è estremamente contradittorio. Riconosce il ruolo dei produttori di alimenti e la crisi che colpisce le aree rurali ma non propone una reale strategia che potrebbe combattere la crisi. La dichiarazione, da una parte dice di porre "l’agricoltura e lo sviluppo rurale . al centro della crescita economica rinforzando il ruolo dell’agricoltura familiare e dei piccoli agricoltori ed il loro accesso alla terra" e, dall’altra parte parla di "raggiungere una conclusione equilibrata, globale e ambiziosa del Ciclo di Doha", due politiche che sono fra loro incompatibili: l’OMC ha mostrato ripetutamente che produce effetti catastrofici sull’agricoltura contadina perché liberalizza i mercati agricoli e privatizza le risorse naturali.
La dichiarazione, inoltre, appoggia la creazione dell’Alleanza Mondiale per l’Agricoltura e l’Alimentazione, riconoscendo, allo stesso tempo, il ruolo centrale della FAO, due posizioni che non possono stare assieme.
Le istituzioni esistenti dell’ONU dovranno restare al centro della soluzione della crisi attuale, non la Banca Mondiale ed il FMI rappresentati dall’Alleanza Mondiale.
Nonostante la natura contradittoria della dichiarazione, il G8 per lo meno ha ammesso qualcosa che era assolutamente ovvio per il resto del mondo già da molti anni, che il mondo ha fallito totalmente nei suoi intenti di ridurre a metà il numero di affamati sulla terra entro il 2015, in corrispondenza con le mete del millennio. Sono proprio le politiche del G8, imposte ai paesi del sud a portarne la responsabilità.
Qualunque politica vera per porre al centro i contadini e le contadine e l’agricoltura sostenibile rifiuterebbe l’agenda del libero commercio e l’alleanza mondiale e permetterebbe agli stati di proteggere i diritti dei propri popoli a lavorare e ad alimentarsi. I contadini e le contadine, che rappresentano circa la metà della popolazione attiva del mondo, sono i primi ad essere colpiti dalla fame e dalla malnutrizione.
Rappresentanti del movimento internazionale di contadini della Vía Campesina si sono riuniti a Treviso in questo fine settimana per far conoscere le loro alternative. Le loro richieste sono semplici: permettere ai popoli e ai paesi di definire e proteggere i propri sistemi agricoli, senza procurare danni ad altri. Trasformare il modello agro-esportatore del nord e del sud in un altro basato sulla produzione locale sostenibile, basato sull’agricoltura familiare. Parlando nel seminario organizzato dalla Piattaforma Italiana per la Sovranità Alimentare, Ibrahim Coulibaly, presidente del CNOP (Comité Nacional de Organizaciones Campesinas) del Malí disse molto chiaramente: "l’Africa può alimentare sé stessa, non sono necessarie politiche agricole imposte da un gruppo illegittimo di paesi ricchi . ! il ruolo del G8 non è decidere la politica agricola internazionale !"
(Treviso, 21 aprile 2009)
La prima riunione del G8 agricolo che terminata ieri a Cison di Valmarino ha prodotto una dichiarazione che non solo ammette i propri fallimenti del passato ma che prevede anche un futuro pieno di contaddizioni. Il G8 non potrà mai eliminare la fame nel mondo prendendo decisioni a porte chiuse, in assenza degli attori principali del dibattito mondiale sull’agricoltura, i milioni di contadini e famiglie di agricoltori, uomini e donne, che alimentano il mondo.
L’affermazione del G8 che "i contadini devono essere i principali protagonisti" suona particolarmente vuota quando la riunione di questo fine settimana fu esplicitamente pianificata per limitare l’accesso alle organizzazioni contadine e ridurre la loro visibilità. Il G8 ha realizzato l’incontro in un castello isolato fra le montagne ed il ministro dell’agricoltura italiano ha rifiutato di riunirsi con rappresentanti di organizzazioni della società civile italiane ed internazionali che chiedevano di esprimere le proprie opinioni.
Il testo finale prodotto dal G8 è estremamente contradittorio. Riconosce il ruolo dei produttori di alimenti e la crisi che colpisce le aree rurali ma non propone una reale strategia che potrebbe combattere la crisi. La dichiarazione, da una parte dice di porre "l’agricoltura e lo sviluppo rurale . al centro della crescita economica rinforzando il ruolo dell’agricoltura familiare e dei piccoli agricoltori ed il loro accesso alla terra" e, dall’altra parte parla di "raggiungere una conclusione equilibrata, globale e ambiziosa del Ciclo di Doha", due politiche che sono fra loro incompatibili: l’OMC ha mostrato ripetutamente che produce effetti catastrofici sull’agricoltura contadina perché liberalizza i mercati agricoli e privatizza le risorse naturali.
La dichiarazione, inoltre, appoggia la creazione dell’Alleanza Mondiale per l’Agricoltura e l’Alimentazione, riconoscendo, allo stesso tempo, il ruolo centrale della FAO, due posizioni che non possono stare assieme.
Le istituzioni esistenti dell’ONU dovranno restare al centro della soluzione della crisi attuale, non la Banca Mondiale ed il FMI rappresentati dall’Alleanza Mondiale.
Nonostante la natura contradittoria della dichiarazione, il G8 per lo meno ha ammesso qualcosa che era assolutamente ovvio per il resto del mondo già da molti anni, che il mondo ha fallito totalmente nei suoi intenti di ridurre a metà il numero di affamati sulla terra entro il 2015, in corrispondenza con le mete del millennio. Sono proprio le politiche del G8, imposte ai paesi del sud a portarne la responsabilità.
Qualunque politica vera per porre al centro i contadini e le contadine e l’agricoltura sostenibile rifiuterebbe l’agenda del libero commercio e l’alleanza mondiale e permetterebbe agli stati di proteggere i diritti dei propri popoli a lavorare e ad alimentarsi. I contadini e le contadine, che rappresentano circa la metà della popolazione attiva del mondo, sono i primi ad essere colpiti dalla fame e dalla malnutrizione.
Rappresentanti del movimento internazionale di contadini della Vía Campesina si sono riuniti a Treviso in questo fine settimana per far conoscere le loro alternative. Le loro richieste sono semplici: permettere ai popoli e ai paesi di definire e proteggere i propri sistemi agricoli, senza procurare danni ad altri. Trasformare il modello agro-esportatore del nord e del sud in un altro basato sulla produzione locale sostenibile, basato sull’agricoltura familiare. Parlando nel seminario organizzato dalla Piattaforma Italiana per la Sovranità Alimentare, Ibrahim Coulibaly, presidente del CNOP (Comité Nacional de Organizaciones Campesinas) del Malí disse molto chiaramente: "l’Africa può alimentare sé stessa, non sono necessarie politiche agricole imposte da un gruppo illegittimo di paesi ricchi . ! il ruolo del G8 non è decidere la politica agricola internazionale !"
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